NULLA È PERDUTO NONOSTANTE L'OBLIO

2025-01-21

NULLA È PERDUTO NONOSTANTE L'OBLIO
Le opere di Ciro Palumbo in dialogo con le periferie di Mario Sironi



Dopo il successo della mostra alla Promotrice delle Belle Arti a giugno, torna a Torino Ciro Palumbo con Nulla è perduto nonostante l’oblio, un dialogo e un confronto con alcune opere di Mario Sironi e le periferie.

Dal 24 gennaio al 27 aprile 2025 sarà visitabile al pubblico alla Tait Gallery (via San Quintino 1 bis), il nuovo spazio espositivo aperto a maggio 2024 da Lorenzo Palumbo e Simone Lo Iudice.

Il tempo scorre veloce e inesorabile, fugge via come i ricordi senza un testimone. Se non si ha la determinazione e la consapevolezza di fermalo, l’oblio è inesorabile. L’arte ha quel sacro ruolo di cristallizzare il tempo e renderlo eterno, nulla quindi è perduto.

In questa nuova mostra Palumbo ci propone una serie di circa 20 opere dedicate alle città e alle periferie a confronto con due opere di Mario Sironi. Le città di Palumbo sono città silenti, rigide, spigolose, dove la luce è timida e artificiale. L’artista sente il bisogno di rifugiarsi nelle ombrose inquietudini, le sue vedute sono luoghi da dove è possibile spiccare il volo per un luogo dove fermarsi sospesi. I paesaggi urbani di Sironi, pur essendo definiti “metafisici” hanno già insite le caratteristiche del suo ritorno all’ordine “classicista”. Le linee rette, case, poligoni perfetti in spazi perfettamente equilibrati, richiamanti un classicismo enigmatico, ricco di presentimenti, ripropongono la monumentalità della desolazione delle periferie e il doloroso senso d’isolamento.

La poetica di Ciro Palumbo inizia con la scuola Metafisica di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, per reinventarne tuttavia i fondamenti secondo un’interpretazione personale del tutto originale. Ed è in questo contesto che si inserisce “Nulla è perduto oltre l’oblio”: le opere dell’artista torinese in connessione con un grande Maestro del Novecento, Mario Sironi, che al capoluogo piemontese ha dedicato parte del suo percorso creativo. Entrambi rappresentano la sospensione, la tensione emotiva del ritrovare un senso alle azioni e alla vita umana. Catturano tra i segni e i tratti dell’inafferrabilità del tempo, la solitudine individuale di un mondo affollato dai dubbi ed incertezze. Sironi e Palumbo si cibano di equilibri inquieti del loro presente e accolgono nell’immaginario così vicino per gli intenti, ma così lontano nella resa su tela. Il silenzio è ciò che ricerca Palumbo, il terribile e innaturale vuoto dell’afonia umana, date dalle urla del passato, ed è ciò che lo affascina in Sironi. Questo punto d’incontro racconta di come un percorso artistico prosegua nel tempo e si modifichi, prenda vie e linee differenti, si contamini con nuovi immaginari e ambienti, ma con la stessa necessità artistica: rappresentare un mondo che, se pur sempre affollato, porta l’essere umano a sentirsi solo e a ricreare spazi altri per poter trovare una propria realtà coerente a sé stessa.

La mostra è a cura di TAIT Gallery con i testi critici di Roberto Mastroianni.

Iscriviti alla nostra Newsletter



Informativa Privacy